Il rapporto “Il lamento delle creature di Dio” ci mostra una serie di dati impressionanti sulla perdita di diversità biologica.
Il rapporto “Il lamento delle creature di Dio” ci mostra una serie di dati impressionanti sulla perdita di diversità biologica.
Quella dell’ecologia è la sfida più grande del nostro tempo. L’attuale perdita della diversità biologica sta proseguendo a un ritmo tra le cento e le mille volte il tasso di estinzione indipendente dall’attività umana. Quando sono sani, gli ecosistemi, ovvero le comunità dinamiche di organismi in relazione tra di loro e con l’ambiente in cui vivono, sono caratterizzati dalla capacità di mantenere la loro varietà di specie e reagire agli eventi avversi come incendi, inondazioni e siccità. Il recente rapporto Il lamento delle creature di Dio. L’insegnamento sociale cattolico, l’attività umana e il collasso della diversità biologica, commissionato al Laudato Si’ Research Institute da CAFOD – Catholic Agency for Overseas Development, Global Catholic CIimate Movement e CIDSE – Coopération Internationale pour le Développement et la Solidarité, ha raccolto una serie di dati impressionanti riguardo ai cambiamenti troppo rapidi che stanno avvenendo natura.
Tra il 1970 e il 2016, le perdite medie della fauna vertebrata selvatica sono state del 68%, mentre solo quattro anni prima erano pari al 58%. I principali fattori di questa estinzione sono la distruzione dell’habitat, l’invasione di ecosistemi di lunga data da parte di specie non autoctone e il cambiamento climatico. Per quanto riguarda gli invertebrati, negli ultimi cinquant’anni la loro diversità è diminuita continuamente, tanto che a breve il 40% di tutti gli insetti potrebbe essere estinto. Le cause più importanti sono la distruzione dell’habitat e l’uso degli insetticidi nell’agricoltura. I preoccupanti dati disponibili sulle piante ci dicono che il 22% delle specie vegetali, soprattutto ai tropici, è prossima all’estinzione. Inoltre, il 75% della superficie terrestre priva di ghiaccio è stato alterato in modo significativo, il 66% dell’area oceanica è stata danneggiato e l’85% delle zone umide è ormai perduto.
La biodiversità non sta diminuendo uniformemente in tutto il mondo. La riduzione delle specie ha colpito il 94% della regione dell’America Latina e dei Caraibi, l’84% dei sistemi di acqua dolce e il 65% dell’Africa. Il declino più ampio si sta verificando nelle aree in cui vivono le persone più vulnerabili, ovvero le comunità autoctone, tradizionali e rurali. In generale, la causa dominante è la conversione antropica dell’uso del suolo per edilizia, agricoltura e trasporti; viene poi la caccia eccessiva, aggravata dal bracconaggio e dall’uccisione involontaria (ad esempio con le catture accessorie nella pesca); infine, troviamo i danni provocati da specie invasive, l’inquinamento ambientale e il cambiamento del clima. Tutti questi fattori distruttivi sono riconducibili all’attività umana, ma l’uomo ha ricevuto da Dio anche il compito di custodire il Creato. L’uso della scienza e della tecnologia, quindi, deve essere limitato da un’etica e una spiritualità che riconosca il valore di ogni componente della natura. Per questo, ognuno si deve impegnare per la propria conversione ecologica.
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