Dopo dieci anni di guerra e difficoltà economiche, questo calo sembra riguardare soprattutto i giovani.
Dopo dieci anni di guerra e difficoltà economiche, questo calo sembra riguardare soprattutto i giovani.
Nel giro di dieci anni, il numero dei cristiani che abitano in Siria è crollato. Secondo l’Assyrian Democratic Organization, legata all’amministrazione autonoma curda del Rojava nel nord-est del Paese, si è passati da un 8-10% della popolazione precedente all’inizio della drammatica guerra civile nel 2011 a circa il 3% di oggi. Questa diminuzione, come racconta Avvenire, riguarda sia le aree a maggioranza curda, come quella di Jazira (dove i cristiani sono passati da 150.000 a 55.000), sia le zone sotto il controllo governativo.
L’esodo è causato dalle difficoltà economiche, dalla mancanza di risorse, dall’impoverimento conseguente alle sanzioni e alla pandemia di Covid-19. Diversi vescovi, parroci e pastori hanno notato un calo soprattutto tra i giovani, attirati da una vita migliore principalmente in Europa e Canada. Per questo, padre Ibrahim Alsabagh, sacerdote francescano della parrocchia latina di Aleppo, ha scritto una “Lettera agli amici”, dove chiede di dare priorità dell’azione pastorale rivolta ai ragazzi e alle coppie che intendono sposarsi.
Un problema aggiuntivo è dato dal fatto che, come si legge su AsiaNews, la Siria non è nemmeno un luogo sicuro per i rifugiati che volessero tornare in patria. Infatti, sia secondo Amnesty International che per un rapporto di una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, continuano le violazioni dei diritti umani, i crimini di guerra, le detenzioni arbitrarie, le torture, le violenze sessuali, le sparizioni, anche da parte delle forze governative. Inoltre, in molte aree del Paese l’economia è al collasso, con gli attacchi dei miliziani del sedicente Stato islamico che sono ripresi e i letti de fiumi che stanno prosciugandosi.
Per di più, sono state registrate decine di casi – grazie a informazioni raccolte da profughi, familiari, amici, avvocati, operatori umanitari – in cui siriani rimpatriati hanno subito violenze, addirittura bambini. Venivano da Libano, Giordania, Turchia, Emirati Arabi Uniti, ma anche da Francia e Germania. Il governo siriano, però, continua ad affermare che il Paese è ormai sicuro, almeno nelle zone da lui controllate e a lanciare appelli per il ritorno dei rifugiati.
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