I monaci dell’abbazia di Rochefort hanno vinto la disputa giudiziaria per la salvaguardia dell’acqua minacciata da una cava.
I monaci dell’abbazia di Rochefort hanno vinto la disputa giudiziaria per la salvaguardia dell’acqua minacciata da una cava.
I monaci di Notre-Dame de Saint-Remy a Rochefort, nel Belgio meridionale, hanno vinto lo scontro giudiziario per la salvaguardia della purezza dell’acqua con cui fanno la famosa birra trappista, prodotta nel mondo da solo altre tredici abbazie. Una società internazionale, la Lhoist, ha intenzione di ampliare la propria cava di gesso deviando il corso della locale sorgente Tridaine. Per i religiosi, questo intervento rischierebbe di alterare l’acqua che ne sgorga e, quindi, anche il gusto esclusivo della loro bevanda.
Come racconta SettimanaNews, la disputa è sorta dieci anni fa, quando l’azienda, la più grande produttrice mondiale di calce e minerali con un fatturato annuale di oltre un miliardo di euro, ha annunciato la volontà di estendere l’area estrattiva del sito per continuare la propria attività fino al 2046. Il progetto prevede il pompaggio dell’acqua sotterranea e per i monaci questa operazione avrebbe un impatto su uno degli ingredienti fondamentali nella produzione della loro birra, cosa negata dai test fatti condurre dal proprietario. Così, la disputa è finita in tribunale.
Una corte d’appello di Liegi, rifacendosi pure a un atto del 1833, ha stabilito che anche se la società è proprietaria della sorgente, in quanto il terreno dove è situata gli appartiene, non ha il diritto di togliere o deviare tutta o parte dell’acqua che alimenta il pozzo all’interno delle mura dell’abbazia. I monaci di Rochefort possono per ora continuare a produrre la propria birra trappista con un po’ più di fiducia, perché il ricorso alla corte di cassazione riguarda solo questioni procedurali. L’azienda ha infatti già elaborato un piano di sviluppo alternativo, che prevede di scavare in una direzione diversa.
I confratelli, che vivono secondo la regola di san Benedetto, proseguiranno quindi la tradizione che va avanti almeno dal 1595, anno in cui è menzionata una fabbrica di birra nel monastero. Tra preghiere, letture e lavori manuali, essi supervisionano la produzione della bevanda, requisito fondamentale per qualificarla come trappista. L’attuale stabilimento, costruito nel 1899, fa uscire una gran quantità di bottiglie, tanto che il fatturato annuo è arrivato a un numero decisamente significativo: circa quattordici milioni di euro. Ma nell’ordine religioso sta sorgendo un problema. I monaci sono in costante calo, tanto che quest’anno l’abbazia belga di San Benedetto ad Achel ha perso la sua etichetta di birra autentica trappista dopo che gli ultimi due mastri birrai si sono ritirati senza avere sostituti.
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