La strada di Fellini è il film neorealista preferito di Papa Francesco

In un’intervista a monsignor Dario Viganò il pontefice racconta l’importanza di questo cinema anche per l’oggi.

«La strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. M’identifico molto in quel film, in cui troviamo un implicito riferimento a san Francesco. Fellini ha saputo donare una luce inedita allo sguardo sugli ultimi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà. Penso alle parole che il Matto rivolge a Gelsomina: “Tu, sassolino, hai un senso in questa vita”. È un discorso profondamente intriso di richiami evangelici.»

Tra le pellicole del cinema neorealista, è il film di Fellini quello che è rimasto nel cuore di Papa Francesco. Lo ha colpito il percorso di Gelsomina, che con il suo sguardo umile e puro, quello degli ultimi, riesce ad ammorbidire il cuore duro di un uomo che aveva dimenticato come si piange e a seminare vita e speranza nei terreni più aridi. Questa preferenza la si può leggere nell’intervista realizzata da monsignor Dario Viganò e contenuta nel suo ultimo libro sull’argomento, pubblicata su Vatican News. Il pontefice racconta che il suo rapporto con la cinematografia ha inizio in famiglia e nel suo quartiere dell’infanzia. I genitori volevano che conoscesse il neorealismo italiano, perché opere come Roma città aperta facevano capire in profondità la grande tragedia della guerra e il motivo per cui tanti migranti europei arrivavano in Argentina.

Questi film, comunque, sono ancora attuali, perché con la loro umanità formano il cuore e insegnano a guardare la realtà con occhi nuovi, soprattutto oggi che ne abbiamo bisogno per uscire da una pandemia globale che genera paura e sconforto. Guardare non è vedere, continua il Papa, perché vedere è un atto che si compie solo con gli occhi, mentre per guardare occorrono gli occhi e il cuore. Le opere neorealiste restituiscono la realtà attraverso una qualità dello sguardo che coinvolge e genera compassione, mettendo dunque in relazione. Ma in che modo questo cinema può insegnarci ad agire così?

«Quello neorealista è uno sguardo che provoca la coscienza. I bambini ci guardano è un film del 1943 di Vittorio De Sica che amo citare spesso perché è molto bello e ricco di significati. In tanti film lo sguardo neorealista è stato lo sguardo dei bambini sul mondo: uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male.»