Sud Kivu, il vescovo smaschera la creazione di un territorio etnico

Nella Repubblica Democratica del Congo si è cercato di assegnare un’area ai banyamulenge invece di promuovere la convivenza.

Recentemente, al comune rurale di Minembwe, nel nordest della Repubblica Democratica del Congo, è stata conferita autorità amministrativa ed è stato assegnato un territorio molto più vasto di quello degli altri comuni rurali. Al vescovo di Uvira (provincia del Sud Kivu) Sébastien-Joseph Muyengo Mulombe questa decisione è apparsa strana, perché la zona considerata vede la presenza di congolesi di origine rwandese e di etnia tutsi (banyamulenge) e la ricca presenza di minerali, in particolare di oro. Così, come riporta Nigrizia, mons. Muyengo ha deciso di rivolgere un messaggio ai governanti e agli abitanti della regione.

«Per noi cittadini congolesi, il comune di Minembwe è l’ultima trovata […] per creare un territorio per i nostri fratelli banyamulenge. Ieri era una questione di nazionalità, oggi è una questione di terra. Ma se si può attribuire la nazionalità a chi la domanda e la merita, non si può distribuire la terra a qualsiasi condizione. Così le nostre popolazioni ritengono si tratti non di un comune rurale ma di terre o territori occupati. E ciò costituisce un’umiliazione per la gente della regione».

Secondo il vescovo, non è creando realtà amministrative ad hoc per ciascuna delle etnie che si ottiene la pace. Anzi, questo limita il dialogo e impedisce alle comunità di imparare a vivere insieme. Per lui, ma anche per non pochi osservatori internazionali, il processo di pace è impedito da una volontà politica che intende favorire la disgregazione del nordest della Repubblica Democratica del Congo. Mons. Muyengo, rivolgendosi direttamente alle istituzioni, ha domandato di non far passare il caso di Minembwe, perché esso costituirebbe un passo nell’iter di smembramento del Paese. Grazie al suo intervento, il presidente Tshisekedi ha annunciato di aver annullato l’intera operazione.

Il vescovo si è anche chiesto se, essendo qui la terra sacra ed essendone proprietari legittimi i capi tradizionali, essi siano stati consultati come prevede la legge. E di interrogativi ne ha per tutti. La missione delle Nazioni Unite operante nell’area dal novembre 1999 con oltre diciottomila uomini tra civili e militari, spesso tacciata di immobilismo, è da lui invitata a prendere una posizione. Infine, si appella ai fratelli banyamulenge perché riconoscano il cammino di dialogo per la pace e la convivenza intrapreso in questi anni, in un territorio che non dovrebbe essere marchiato da nessuno.