Le suocere e la cura del mondo

La suocera di Pietro è un modello per ogni cristiano: Gesù la guarisce per farla tornare al suo servizio autorevole.

Ricordata in ben tre vangeli, la guarigione della suocera di Simone è un episodio fugace ma importante. Uscito dalla sinagoga, Gesù entrò nella casa dell’apostolo, dove la donna era in preda a una forte febbre, e si mise a pregare con Simone. Poi, chinatosi su di lei, ordinò alla febbre di andarsene e la suocera, guarita, «subito si alzò in piedi e li serviva» (Lc 4,38-39). Su Messaggero Cappuccino, la teologa Cristina Simonelli spiega questa piccola vicenda domestica all’inizio del percorso pubblico di Gesù.

La suocera è una delle tante persone senza nome presenti nei vangeli ricordate per una caratteristica, un gesto, una provenienza, come l’uomo dalla mano inaridita, la donna con le perdite di sangue, la samaritana. Al posto del nome c’è una relazione familiare: lei è la madre della moglie di Simone/Pietro. Così, la figura solitaria di Pietro viene a essere inserita in un contesto domestico e trovarlo in questo modo all’inizio del suo percorso con Gesù è importante. Infatti, una lettura attenta dei pochi versetti dedicati all’episodio ha molto da dire.

In successione, ci sono: l’uscita dalla sinagoga e l’entrata nella casa, la preghiera comune, il chinarsi sulla malata, il comando alla febbre di andarsene e, perla finale, il verbo “anastasa – alzatasi”. Questo è il verbo della resurrezione, che le consente di essere ancora viva per sé e per tutti. Quindi, la figura della suocera non va legata al trito immaginario negativo odierno, perché i presenti pregano per lei, avendone a cuore la sua sorte e dimostrando che è una donna amata. Simonelli afferma che nelle poche righe del racconto si condensa la storia della salvezza:

«Gesù esce da un luogo sacro, nel quale ha tradotto la Parola e la Legge in azione di vita, guarendo un uomo in giorno di sabato, ed entra in un luogo di santità feriale, una casa. Si china sulla donna malata, con quella movenza di com/passione e misericordia mediante la quale la Scrittura descrive il venirci incontro di Dio. Comanda con autorità alla febbre, come nel brano precedente comanda agli spiriti del male, mostrandosi dalla parte della Parola che separò le terre dalle acque, che trasmise uno spirito di vita a quegli esserini fatti di fango e di costole, fra loro somiglianti e differenti, a mala pena balbettanti se posti l’uno di fronte all’altra. A questo punto la donna si alza dalla sua prostrazione, dalla sua malattia, dal pericolo della morte: è risorta, in piedi.»

Così, la suocera si mette a fare quello che probabilmente le era abituale, ovvero accudire i familiari. Il verbo “servire” qui usato, diakonein, non è un termine qualsiasi: è quello utilizzato da Gesù per definirsi, «io sono in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). La suocera è dunque un modello, almeno per Gesù. Lui si è voluto poi indicare mediante l’atteggiamento che ha visto in lei, riconoscendo il suo servizio autorevole: la cura del mondo.