Il programma Bon Pasteur Kolwezi opera nelle comunità minerarie nella Repubblica Democratica del Congo.
Il programma Bon Pasteur Kolwezi opera nelle comunità minerarie nella Repubblica Democratica del Congo.
Il programma Bon Pasteur Kolwezi, sostenuto dalla Good Shepherd International Foundation della congregazione delle Suore del Buon Pastore (presente in settantatré Paesi nel mondo), ha vinto il riconoscimento annuale della Thomson Reuters Foundation, che premia le aziende che eliminano il lavoro forzato dalle loro filiere di approvvigionamento e le organizzazioni non profit che contrastano le forme di schiavitù moderna. All’Agenzia Fides, la direttrice del programma suor Jane Wainoi Kabui ha dichiarato:
«Vincere lo Stop Slavery Hero Award, oltre a essere un importante riconoscimento del nostro lavoro quotidiano nelle comunità minerarie nella Repubblica Democratica del Congo per eliminare il lavoro minorile […] ci offre l’opportunità di fare luce sulle violazioni dei diritti umani e sul lavoro forzato nella filiera del cobalto. La schiavitù moderna è reale e dilagante, anche nel settore minerario. In questo periodo in cui la schiavitù assume forme meno conosciute per nascondere i suoi artigli e mimetizzarsi sotto un nuovo abito, i bambini, le ragazze e le donne sono coloro che hanno bisogno più che mai di sostegno, per liberarsi dalle catene che impediscono loro di accedere ai diritti più basilari.»
Il programma opera dal 2013 a Kolwezi, nella provincia di Lualaba, con l’obiettivo di eliminare le forme più gravi di lavoro minorile all’interno delle comunità minerarie artigianali del cobalto. Il suo modello di successo integra l’educazione e la protezione dei minori, la creazione di opportunità economiche alternative per il sostentamento delle famiglie, protezione sociale e la difesa dei diritti delle comunità. In otto anni, novemila persone sono state sottratte alla dura vita delle miniere, più di tremila bambini frequentano la scuola oltre un migliaio tra ragazze e donne hanno avviato un’attività agricola o si sono formate per accedere a lavori dignitosi. Nicodème Kahilu, il direttore del programma di monitoraggio e valutazione, aggiunge:
«Vedere centinaia di bambini scavare, frantumare, lavare, smistare, impilare, caricare e trasportare minerali per pochi centesimi mette in discussione la stessa nostra società e un modello di sviluppo che è incapace di proteggerli, mentre li si priva della loro infanzia. […] La lotta contro la schiavitù moderna è efficace quando l’impegno a lungo termine dell’industria mineraria e delle aziende della filiera delle batterie per sostenere lo sviluppo delle comunità è combinato con programmi sociali che proteggano le vittime di sfruttamento e quando l’applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte delle istituzioni e del governo diventa l’azione prioritaria per porre fine al lavoro minorile e ridurre le violazioni dei diritti umani in tutte le catene di approvvigionamento.»
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