La violenza delle proteste popolari in Cile spingono i vescovi a chiedere un impegno a riconsiderare la società e il senso di comunità.
La violenza delle proteste popolari in Cile spingono i vescovi a chiedere un impegno a riconsiderare la società e il senso di comunità.
«Di fronte ai dolorosi eventi che abbiamo visto in questi giorni, al di là dell’urgente necessità di affrontare le sue gravi conseguenze per il bene di tutta la popolazione, con responsabilità e secondo i requisiti dello Stato di diritto, è necessario ricostruire la convivenza sociale, il bene comune, il dialogo basato sull’amicizia civica, nel pieno rispetto della vita e della dignità di ogni persona. Trasgredendo questi valori, in qualche modo, tutti noi abbiamo una parte di responsabilità, e quindi tutti siamo nella ricerca e nell’impegno di trovare delle soluzioni. È un imperativo etico.»
Sono queste le parole costruttive e di responsabilità, riportate dall’Agenzia Fides, del vescovo della diocesi cilena di San José di Temuco, mons. Héctor Vargas. In Cile, lunedì è stato tolto dal governo il coprifuoco, dopo che le proteste popolari, scoppiate a seguito dell’aumento del costo dei mezzi di trasporto pubblici, erano state affrontate con la forza, portando allo stato di emergenza in molte regioni e a diciannove morti.
Dopo le violenze degli scorsi giorni, tra cui l’attacco vandalico alla Cattedrale di Valparaiso nel quale i manifestanti gridavano slogan allusivi agli scandali sessuali della Chiesa, la Conferenza Episcopale del Cile è intervenuta più volte, richiamando il rispetto dei diritti fondamentali, della legge e della dignità delle persone. Nella sua nota, mons. Vargas ha aggiunto:
«La soluzione è complessa, richiede una profonda riforma strutturale per le nostre istituzioni, in modo di considerare le nuove forme di partecipazione dei cittadini, in grado di rispondere alle loro aspettative. Ciò implica il rafforzamento dell’etica pubblica, che, in primo luogo, richiede il superamento dell’individualismo asociale e l’apertura a un senso di comunità. In altre parole, avere il senso del “noi”. Quindi, la domanda-chiave non è ciò che si adatta a un individuo o un gruppo sociale, ma ciò che conviene al paese. […] Di conseguenza, la politica dovrebbe aiutare a far emergere il meglio delle persone e dei gruppi che costituiscono l’alterità e la diversità sociale, senza perdere l’unità della comunità umana concreta. In questo senso, il ruolo dello Stato, le politiche pubbliche, l’autonomia attiva della comunità sociale e delle organizzazioni intermedie, sono sostanziali per compiere passi verso un Cile più giusto e fraterno.»
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