Con la sede vescovile vacante, ha pensato di lanciare una provocazione per promuovere il ruolo della donna nella Chiesa.
Con la sede vescovile vacante, ha pensato di lanciare una provocazione per promuovere il ruolo della donna nella Chiesa.
La sede vescovile di Lione, in Francia, è vacante da marzo, ovvero da quando Papa Francesco ha accettato le dimissioni del cardinale Philippe Barbarin. Così, tramite una lettera approfondita, la biblista Anne Soupa si è provocatoriamente candidata al ruolo di vescovo, con l’obiettivo di denunciare l’invisibilità a cui sono sottoposte le donne nella Chiesa. Settimana News ha raccontato questa storia e riportato le parole della diretta interessata:
«So bene che questo non si fa, ma vorrei rendere possibile immaginare che una donna possa diventare arcivescovo senza ridurre la cosa a una battuta di spirito. […] Alcuni diranno che ho la faccia tosta per propormi. D’accordo, ma vorrei chiedere loro, oltre la prima immediata reazione, cosa pensano veramente. E che si possa dire: perché non un laico/a a capo di una diocesi?».
Con una laurea in diritto e una in teologia, Anne Soupa si è distinta nel corso degli anni per scritti e iniziative contro la discriminazione femminile nella Chiesa, oltre che a favore della promozione del laicato. Secondo lei, le Scritture sono state manipolate per diminuire il ruolo della donna e per giustificare scelte culturali misogine che non hanno niente a che vedere con la fede. In particolare, la teologa identifica nella svolta della riforma gregoriana tra X e XI secolo il momento in cui l’essere femminile è stato definitivamente escluso da ruoli direttivi, impoverendo così l’insieme della Chiesa e negando la complementarietà fra uomo e donna.
«La sfida attuale per la Chiesa è di ritrovare la sua grande tradizione emancipatrice… È una ragione fondamentale per la stessa salute della Chiesa, essa attraversa la piena integrazione delle donne. Non è una concessione di moda, allo spirito del tempo, ma un ritorno coerente al messaggio originale, alla sua tradizione ugualitaria. Contrariamente a quello che spesso si pensa nella Genesi l’uomo non è creato prima della donna. Adam in ebraico non è il maschio, ma piuttosto l’essere umano. Quando Dio lo avvolge in un sonno misterioso è per trarre da esso sia l’uomo (Ish) che la donna (Ishsha). L’uguaglianza delle origini richiede oggi che le donne possano accedere alle stesse responsabilità dei maschi».
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