Terra santa, visita storica del patriarca siro-ortodosso

Ignazio Efrem II si è recato a Gerusalemme rompendo una consuetudine che durava dalla guerra dei Sei giorni del 1967.

Dopo la guerra dei Sei giorni del 1967 – il conflitto tra Israele e una coalizione composta da Egitto, Siria e Giordania che ha ridisegnato i confini di quella parte di Medio Oriente – nessun patriarca della Chiesa ortodossa siriaca si era più recato in Terra santa. Il 4 maggio scorso, Mor Ignazio Efrem II Karim ha rotto questa consuetudine che durava da cinquantasei anni e ha fatto visita a Gerusalemme. Ricevuto da una delegazione di leader e rappresentanti delle varie Chiese cristiane, ma anche dal presidente della Commissione presidenziale superiore per gli affari ecclesiastici palestinese in rappresentanza del presidente della Palestina, è stato accompagnato nei luoghi più importanti della Città santa, dove si è anche fermato a condurre dei momenti di preghiera e a benedire i fedeli.

Come riporta AsiaNews, il patriarca, che è rimasto a Gerusalemme per sei giorni, ha preso parte a una processione nei pressi del monastero di San Marco e ha visitato la porta di Giaffa nella città vecchia. Poi, i rappresentanti delle Chiese cristiane lo hanno ricevuto e nell’occasione il vicario patriarcale per Gerusalemme, Giordania e Terra Santa, l’arcivescovo Mor Anthimos Jack Yakoub, ha sottolineato come questa visita sia stata una circostanza storica. Ignazio Efrem II si è recato ovviamente alla basilica del Santo Sepolcro per pregare sulla tomba di Cristo e alla chiesa dei Santi Nicodemo e Giuseppe. Il suo viaggio nei Luoghi santi è proseguito a Betlemme, dove è stato accolto con un solenne ricevimento dal primo ministro palestinese, dalle autorità religiose e civili della città e da una folla di fedeli.

Il Christian Media Center, strumento di comunicazione della Custodia di Terra Santa, riporta alcune parole del patriarca siro-ortodosso pronunciate durante le visite: «Il cristianesimo sta attraversando uno dei momenti più difficili nella storia moderna, e in questa regione in particolare. Penso a quanto è accaduto dall’inizio della cosiddetta primavera araba, in Iraq con l’emigrazione di oltre il 90% dei cristiani iracheni, e questo vale anche per la nostra Chiesa, poiché oltre il 90% dei siriaci è fuggito dall’Iraq, un duro colpo. Poi c’è stato un nuovo sfollamento dei cristiani, in particolare in Siria […]. È un peccato grave svuotare questa terra dai cristiani, specialmente qui in Palestina, a Betlemme, a Gerusalemme, nella Terra Santa. È impossibile immaginare la Terra Santa senza cristiani, e lo stesso vale per la Siria, il Libano, l’Iraq, la Giordania, tutte queste aree dove è nata la cristianità. Il nostro mandato e la nostra missione è di mantenere la nostra presenza qui».