Il sisma ha colpito diverse città con una significativa comunità cristiana e fatto crollare la cattedrale di Iskenderun.
Il sisma ha colpito diverse città con una significativa comunità cristiana e fatto crollare la cattedrale di Iskenderun.
«La cattedrale di Iskenderun [Alessandretta] è andata del tutto distrutta, crollata. L’episcopio è totalmente inagibile, ma grazie a Dio non ci sono morti. Purtroppo si registrano centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia». Sono le prime dichiarazioni all’Agenzia SIR di mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, dopo che nella notte del 6 febbraio un devastante terremoto di magnitudo 7,8 della scala Richter ha colpito l’estremità sud-orientale della Turchia e la vicina Siria centro-settentrionale.
Molti i paesi e le città siriane con significative comunità cristiane gravemente colpiti, come ad esempio Aleppo, Homs, Lattakia e Hama. Ad Aleppo, dalle macerie della residenza dell’arcivescovo emerito cattolico greco-melchita è stato estratto il corpo senza vita di padre Emad Daher, sacerdote della parrocchia di Nostra Signora, mentre l’ex arcivescovo, mons. Jean-Clement Jeanbart, è stato portato in ospedale per curare le ferite riportate. Intanto, come raccontato da padre Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino della città, tutte le chiese hanno aperto le proprie porte agli abitanti che ne avevano bisogno, dando loro rifugio nei locali usati per le attività pastorali e distribuendo migliaia di pasti anche nelle zone più colpite, quelle già danneggiate dai bombardamenti degli anni scorsi.
Come riporta ACI Stampa, l’arcivescovo di Homs, mons. Jean Abdo Arbach, ha dichiarato che i trenta secondi in cui si è scatenato il sisma «hanno cambiato completamente la vita di migliaia di persone. Speriamo che il terremoto apra i cuori delle comunità internazionali e di tutti i leader mondiali, affinché aiutino la Siria e non dimentichino le persone che soffrono. La popolazione è in uno stato di assoluta disperazione e angoscia. Ci sono persone che vagano per le strade, non sanno dove andare, e cercano disperatamente familiari e amici». Ora, tra Turchia e Siria si parla di oltre undicimila morti, decine di migliaia di feriti e trecentomila sfollati. E nel Paese siriano è una tragedia nella tragedia: da dodici anni questa terra è martoriata dalla guerra civile, dalle persecuzioni dell’Isis, dalla crisi finanziaria, dalla pandemia e oggi, a causa delle sanzioni internazionali, persino gli aiuti fanno fatica ad arrivare.
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