L’Opera sociale dei gesuiti San Marcellino ha sperimentato una nuova metodologia di rendicontazione riutilizzabile da altri enti.
L’Opera sociale dei gesuiti San Marcellino ha sperimentato una nuova metodologia di rendicontazione riutilizzabile da altri enti.
Per un’organizzazione senza scopo di lucro, la questione di rendere conto della qualità del proprio lavoro e di valutare la sua connessione con l’interesse generale è importante, soprattutto alla luce del principio, fissato dalla riforma, secondo cui un ente è del Terzo settore se svolge attività di interesse generale. L’Opera sociale dei gesuiti San Marcellino di Genova si è posta il problema e ha voluto sperimentare, in collaborazione con FONDACA – Fondazione per la Cittadinanza Attiva, una nuova metodologia di rendicontazione. Questa modalità di analisi e valutazione ex ante ed ex post, finalizzata a migliorare la portata strategica delle proprie azioni e a mettere a disposizione degli stakeholder uno strumento di verifica, è particolarmente interessante perché riutilizzabile da altre organizzazioni.
Il metodo, presentato nel documento di rendicontazione 2019, si compone di tre fasi concatenate. La prima riguarda l’identificazione delle attività che si intendono valutare, le quali possono essere già state realizzate, in corso o anche solo progettate (ad esempio in relazione alla partecipazione a un bando). Per ognuna di esse va raccolto un sufficiente numero di informazioni. Il secondo step serve a verificare la coerenza delle attività con i criteri che le identificano come di interesse generale. Eccoli:
Per essere considerata di interesse generale, un’attività deve essere pertinente rispetto a tutti e quattro i fattori indicati. Per essere pertinente con ogni fattore, un’attività deve soddisfare almeno uno dei requisiti indicati. Quindi, un’attività che non soddisfa almeno un requisito per ciascuno dei fattori non può essere considerata di interesse generale. Infine, la terza fase mira a valutare il grado di connessione delle attività con l’interesse generale. Quest’analisi permette di formulare un giudizio motivato sulla relazione tra l’attività e almeno uno dei ruoli costituzionali svolti dagli enti del Terzo settore (tutela dei diritti, cura dei beni comuni, empowerment dei soggetti in condizioni di difficoltà, sviluppo dell’attivismo civico) e a rilevarne eventuali criticità.
Oltre a queste due operazioni, altri utili criteri da tenere in considerazione, a seconda delle proprie esigenze, potrebbero essere: i punti di forza e di debolezza che favoriscono o limitano il raggiungimento dello scopo; gli effetti diretti e indiretti, realizzati o potenziali, di breve o lungo periodo; la congruità della durata, la continuità nel tempo, la stabilità delle risorse umane impegnate, l’adeguatezza delle risorse economiche mobilitate, la replicabilità. La valutazione può essere fatta ex ante, ex post e in corso d’opera, utilizzando valori numerici (ad esempio da 1 a 5), di rango (come alto, medio, basso) o discorsivi.
In conclusione, si può dire che questa metodologia è utile, a prescindere dalla natura dell’ente del Terzo settore, per isolare le attività e condurre su di esse una specifica analisi in relazione agli interessi generali, in particolare perché solitamente in un’organizzazione si trovano diversi gradi di connessione. Certamente, essa richiede una quantità di informazioni che non è scontato avere a disposizione, in quanto alcuni aspetti delle attività non sono di norma tenuti in considerazione. Questo ostacolo, però, può essere uno stimolo per conoscere più a fondo il proprio operato.
Clicca qui per leggere la Rendicontazione 2019 dell’Opera sociale San Marcellino
Luca Frildini
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