Il documento del 2006 contiene dei ringraziamenti, una richiesta di perdono e un’esortazione legata al rapporto tra fede e scienza.
Il documento del 2006 contiene dei ringraziamenti, una richiesta di perdono e un’esortazione legata al rapporto tra fede e scienza.
Il giorno della morte del papa emerito Benedetto XVI, la Sala stampa della Santa sede ha diffuso il suo testamento spirituale da lui consegnato il 26 agosto 2006, quindi l’anno successivo alla sua elezione nel Conclave, avvenuta il 19 aprile 2005. Egli l’ha scritto quando era ancora lontano dalla rinuncia all’incarico di pontefice, resa pubblica l’11 febbraio 2013 e diventata effettiva il giorno 28 dello stesso mese.
Questo documento, intitolato “Il mio testamento spirituale”, è in buona parte pensato per rendere grazie: «Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare». In primis il ringraziamento va a Dio, «che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto». Poi è la volta dei genitori e della famiglia: per la lucida fede del padre, che ha insegnato ai figli a credere; per la profonda devozione e la grande bontà della madre; per l’assistenza disinteressata e l’affettuosa premura della sorella; per la lucidità dei giudizi, la vigorosa risolutezza e la serenità del cuore del fratello. Infine, un ringraziamento va ad amici, collaboratori, maestri, allievi e anche alla sua «bella patria nelle Prealpi bavaresi», nella quale ha sempre visto trasparire lo splendore del Creatore.
Dopo i grazie, arrivano da Benedetto XVI anche le scuse: «A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono». Un’altra parte del testamento spirituale è dedicata a uno dei suoi più grandi interessi, il rapporto tra fede e scienza. Sulla base dei suoi allora sessant’anni di esperienza nelle Scienze bibliche, durante i quali ha visto «crollare tesi che sembravano incrollabili» e «come dal groviglio delle ipotesi sia emersa […] nuovamente la ragionevolezza della fede», egli afferma:
«Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità».
Infine, Benedetto XVI chiede umilmente di pregate per lui, «così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera».
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