I materiali nocivi importati illegalmente mostrano ancora una volta come l’Africa stia diventando la discarica dell’Occidente.
I materiali nocivi importati illegalmente mostrano ancora una volta come l’Africa stia diventando la discarica dell’Occidente.
In Tunisia, paese che ha a che fare non solo con la pandemia ma anche con le proteste dei giovani nelle città, lo scandalo dei rifiuti pericolosi giunti illegalmente dall’Italia ha colpito il governo e varie amministrazioni. A inizio gennaio, il ministro dell’ambiente Mustafa Aroui, vari quadri del suo gabinetto, il direttore dell’Agenzia nazionale per il riciclo dei rifiuti e alcuni funzionari delle dogane sono stati messi in detenzione preventiva. L’accusa riguarda l’arrivo nel porto di Sousse, città turistica dell’est del Paese, di quasi trecento container che contenevano scarti sanitari e industriali, la cui importazione è proibita dalla legge tunisina e dalle convenzioni internazionali.
Come riporta Nigrizia, questi materiali nocivi erano stati spediti tra l’estate e il novembre scorsi da una ditta specializzata nel trattamento di rifiuti in Campania che opera nella zona industriale di Polla (Salerno), la Sviluppo risorse ambientali s.r.l., per essere consegnati all’azienda locale Soreplast, autorizzata però a riciclare solo rifiuti industriali in plastica destinati all’esportazione. Quest’ultima aveva chiesto l’autorizzazione, ma dichiarando il falso sulla natura dei rifiuti importati, per una quantità pari a centoventimila tonnellate e un valore di oltre cinque milioni di euro.
Il sequestro senza precedenti ha subito fatto pensare agli inquirenti tunisini di avere a che fare con un traffico più ampio basato su un giro di corruzione, considerando anche che, secondo la Banca mondiale, la Tunisia non è attrezzata per smaltire questi rifiuti pericolosi. L’importazione di scarti nocivi è diventata particolarmente grave, sia perché quelli asiatici, che per anni l’hanno accettata, sono sempre più reticenti a permetterla, sia perché la legislazione dei Paesi europei, nei quali vengono prodotti, ha inasprito le regole per smaltirli.
La Tunisia deve già affrontare un grave problema interno di smaltimento di rifiuti e città come Sfax, Sousse e Gabes sono colpite da continui abusi che hanno portato, secondo le accuse delle ong locali, all’inquinamento di falde acquifere, mare e aria. Per questo, padre Alex Zanotelli si chiede: «Ormai l’Africa, il continente più impoverito del globo, sta diventando la discarica dell’Occidente, con effetti devastanti sull’ambiente e sulla popolazione. È immorale che i paesi ricchi prima depredino l’Africa, ricchissima di materie prime e poi la ripaghino con i loro rifiuti. […] A quando una seria politica di solidarietà con i martoriati paesi dell’Africa?».
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