Fanatismo, antisemitismo e cristianofobia si stanno normalizzando nei più svariati settori della società.
Fanatismo, antisemitismo e cristianofobia si stanno normalizzando nei più svariati settori della società.
La politica nazionalistica della Turchia, che ha portato alla trasformazione in moschea di Santa Sofia a Istanbul, sta contribuendo a fomentare il clima si avversione contro tutti coloro che non sono ritenuti turchi, dai cristiani agli ebrei, dai curdi ai musulmani aleviti. Addirittura, la rivista Gerçek Hayat, legata alla cerchia del presidente Erdogan, ha pubblicato un dossier in cui ha indicato tra i membri della presunta rete terroristica che ha organizzato il fallito golpe di quattro anni fa il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il rabbino capo di Istanbul Isahak Kahleva e il patriarca armeno Shenork I Kalutyan (scomparso nel 1990).
Accuse come questa potrebbero apparire ridicole, ma gli effetti di odio provocati sono reali. Dopo un discorso pubblico in cui il capo dello stato, anche se parlava della reazione del governo alla pandemia, si è scagliato contro «le lobby armena e rum» (ovvero gli ortodossi di tradizione greca), due importanti chiese armene di Istanbul hanno subito attacchi vandalistici. Nel sud-est del Paese, a gennaio padre Aho del monastero di Mor Yakoup a Mardin è stato arrestato per terrorismo basandosi solo su una singola testimonianza, mentre due anziani coniugi, il cui figlio è un sacerdote cattolico caldeo, sono scomparsi. In un’intervista a Mondo e Missione, il parlamentare Tuma Çelik, cristiano siriaco, ha raccontato la situazione.
«In Turchia i discorsi di odio, specialmente contro le minoranze, non sono certo una novità, ma oggi questa situazione ha raggiunto un livello allarmante. […] Nella nostra società purtroppo esiste un ultra-nazionalismo che si nutre di fanatismo, antisemitismo e cristianofobia latenti. Oggi, tuttavia, questi sentimenti sono stati normalizzati nei più svariati settori della società, dalla scuola ai media fino alla politica. Il governo, con il suo linguaggio e con la sua mancata reazione di fronte ai crimini di odio, alimenta questo clima facendo rivivere vecchi pregiudizi. L’assenza di sanzioni legali contro i discorsi discriminatori si trasforma in impunità e, in una società che non è educata al rispetto per l’altro, questo ha portato a un aumento degli attacchi ai danni dei cristiani, delle nostre chiese e dei nostri cimiteri».
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