A metà di quest’anno si è arrivati al numero record di 84 milioni di persone sradicate dalla propria terra.
A metà di quest’anno si è arrivati al numero record di 84 milioni di persone sradicate dalla propria terra.
Alla fine del 2020 si è avuto il record globale di persone che hanno subito uno sradicamento forzato dalla propria terra, pari a circa ottantadue milioni e quattrocentomila. Ma a metà di quest’anno questo numero è salito fino a superare gli ottantaquattro milioni di individui. Attualmente, è in una condizione di rifugiato, richiedente asilo, sfollato interno o disperso all’estero un abitante del mondo su cento (nel 2010 questo rapporto era pari a uno su centocinquantanove).
Queste cifre drammatiche si trovano nella quinta edizione del rapporto dedicato ai richiedenti asilo, ai rifugiati e alle migrazioni forzate della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della CEI, intitolato Il diritto d’asilo. Gli ostacoli verso un noi sempre più grande. Nel report 2021 si legge che quattro rifugiati o dispersi all’estero su cinque sono fuggiti da appena dieci Paesi, che sono, in ordine dal più coinvolto: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar, Repubblica Democratica del Cingo, Sudan, Somalia, Repubblica Centroafricana ed Eritrea.
La maggior parte di questi rifugiati viene ospitata in nazioni confinanti a quelle di provenienza in via di sviluppo, mentre oltre un quarto in quelle più povere del mondo (Bangladesh, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Ruanda, Sud Sudan, Sudan, Uganda, Tanzania e Yemen). Coloro che offrono più ospitalità sono la Turchia con quasi quattro milioni di persone, poi la Colombia, l’Uganda, il Pakistan, la Germania e il Sudan con un totale tra uno e due milioni, con poco meno di un milione il Bangladesh, il Libano, l’Iran e l’Etiopia. Nella prima metà del 2021, invece, i richiedenti asilo sono stati circa cinquecentocinquantamila persone, numero al di sotto dei livelli pre-pandemici del 2019, e si sono rivolti soprattutto a USA, Germania, Messico, Repubblica Democratica del Congo e Francia.
Ma l’incremento di individui costretti a fuggire dalle loro terre d’origine rispetto alla fine del 2020 deriva in gran parte dall’aumento degli sfollati interni. In generale, le cause principali sono: guerre e conflitti; persecuzioni; disuguaglianze e povertà, aggravate dalle restrizioni per la pandemia e dall’accesso ai vaccini; fame e sete; cambiamenti climatici, che l’anno scorso hanno causato un aumento del 37% di sfollati a causa di disastri ambientali; tratta e schiavitù. Purtroppo, la lotta contro il Covid-19 ha inasprito e reso ancora più gravoso qualsiasi motivo che spinga un essere umano a lasciare la propria casa.
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