Un cristiano su otto è vittima di persecuzioni

Sono aumentati nel mondo, in termini assoluti, i fedeli che subiscono aggressioni, violenze, vessazioni e discriminazioni.

La persecuzione anticristiana nel mondo cresce ancora: in termini assoluti, sono 260 milioni i fedeli perseguitati nei cinquanta Paesi dove subiscono di più (l’anno prima erano 245). In sostanza, un cristiano su otto è oggetto di gravi violenze e discriminazioni a causa della propria fede. Lo rivela la onlus Porte Aperte con la sua World Watch List 2020, che si riferisce al periodo che va dall’1 novembre 2018 al 31 ottobre 2019.

Su circa cento nazioni potenzialmente interessate dal fenomeno monitorate dalla ricerca, settantatré hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema. Gli undici Stati peggiori sono gli stessi del 2018. In Corea del Nord, prima dal 2002, i cristiani detenuti nei campi di lavoro sono stimati tra i cinquanta e i settantamila. Seguono Afghanistan, Somalia e Libia, dove le cause sono dovute alla radicalizzazione della società islamica tribale e all’instabilità endemica e la fede va vissuta in segreto perché, se scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la morte. Al quinto posto troviamo il Pakistan, dove vige la famigerata legge contro la blasfemia e la violenza anticristiana quotidiana è in tutti gli ambiti.

Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende in un anno da 4.305 a 2.983, con la Nigeria principale terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, ben più letali dei terroristi Boko Haram. Ben 9.488 (contro i 1.847 del 2018) sono stati i casi di chiusura, attacco e distruzione di chiese ed edifici come scuole e ospedali, di cui almeno 5.500 nella sola Cina.

Le dinamiche persecutorie principali rilevate dal rapporto sono: la diffusione della militanza islamica violenta negli Stati deboli dell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale e sudorientale; l’aumento dell’influenza della criminalità organizzata in America Latina; l’ascesa della sorveglianza digitale di Stato; l’instabilità in Iraq e Siria che porta alla lenta ma continua scomparsa dei cristiani in Medio Oriente (l’87% nel primo Paese, il 66% nel secondo).

Al di là dei numeri, sconcerta il notevole aumento della pressione sui cristiani, in un mix di vessazioni, aggressioni, violenze e discriminazioni. La brutalità del fenomeno degli abusi sessuali e dei matrimoni forzati sta diventando sconcertante.

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