Un minore su cinque vive in aree di conflitto

Dalla Siria allo Nigeria, dallo Yemen al Sud Sudan, sono 420 milioni i minori che subiscono gravi violazioni dei propri diritti.

Sono 420 milioni i minori che nel mondo vivono in aree di conflitto, ovvero uno su cinque. Lo rivela il nuovo rapporto di Save the Children Stop the war on children (Basta guerra sui bambini). Il numero è in crescita di 30 milioni rispetto al 2016 e aumentato del 37% dal 2010. Ormai, almeno centomila neonati perdono la vita ogni anno per le cause dirette e indirette delle guerre, come le malattie e la malnutrizione.

Nel 2017, oltre diecimila minori sono rimasti uccisi o mutilati a causa di bombardamenti e, nel 2018, circa 4,5 milioni di bambini hanno rischiato di morire per fame nei dieci Paesi peggiori in conflitto: Afghanistan, Yemen, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Siria, Iraq, Mali, Nigeria e Somalia. In queste zone, inoltre, dal 2010 le violazioni dei diritti dei minori si sono triplicate, all’interno di una crescita generale del 174% del numero dei casi. Nel 2017, sono arrivati a venticinquemila, il numero più alto mai registrato prima. Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, all’Agenzia SIR spiega:

“Dall’uso di armi chimiche, allo stupro, ai rapimenti, ai reclutamenti forzati, i crimini di guerra continuano a crescere e a rimanere impuniti. È sconvolgente che nel XXI secolo arretriamo su principi e standard morali così semplici: proteggere i bambini e i civili dovrebbe essere un imperativo, eppure ogni giorno i bambini vengono attaccati, perché i gruppi armati e le forze militari violano le leggi e i trattati internazionali.”

Sono sei le gravi violazioni dei diritti dei bambini durante i conflitti:
– l’uccisione e la mutilazione. Oltre diecimila bambini sono stati uccisi o mutilati nel 2017 (solo in Afghanistan oltre tremila, la maggior parte a causa di mine e ordigni inesplosi);
– il reclutamento e l’uso dei bambini soldato. Il fenomeno è cresciuto del 3% dal 2016 al 2017, con incrementi significativi in Repubblica centrafricana e Repubblica democratica del Congo;
– la violenza sessuale, particolarmente allarmante in Siria e Myanmar;
– i rapimenti. Nel 2017 i casi registrati sono aumentati del 62% rispetto all’anno precedente, per un totale di 2.556 casi (1.600 solo in Somalia ad opera di Al Shaabab);
– gli attacchi a scuole e ospedali. La maggior parte si sono verificati in Siria e Yemen, dove oltre 2 milioni di bambini si vedono negato l’accesso all’istruzione;
– la negazione dell’accesso degli aiuti umanitari. In più di 1.500 casi è stato impedito l’accesso agli aiuti in aree di conflitto.

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