In un terzo degli stati la libertà religiosa è gravemente violata

Aiuto alla Chiesa che Soffre ha individuato i paesi del mondo dove vi sono persecuzioni estreme e gravi casi di violazione.

In quasi un terzo dei paesi del mondo (31,6%), ovvero sessantadue su un totale di centonovantasei, la libertà religiosa è gravemente violata. Qui vivono circa i due terzi della popolazione globale, quindi circa cinque miliardi e duecento milioni di persone, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo: Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria. Le persecuzioni estreme avvengono in ventisei stati, con tre miliardi e novecento milioni di abitanti, mentre i gravi casi di violazione sono in trentasei paesi che ospitano un miliardo e duecento milioni di individui. Questo quadro a tinte fosche emerge dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021 della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha preso in esame il periodo che va da agosto 2018 a novembre 2020.

Per quanto riguarda le persecuzioni estreme, quasi la metà delle nazioni coinvolte si trovano in Africa, in particolare in quella sub-sahariana, dove i tradizionali conflitti etnici e basati sulle risorse sono stati esasperati dalla povertà, dai cambiamenti climatici e da oltre due dozzine di gruppi jihadisti, impegnati nell’oppressione di chi, musulmano o cristiano, non accetta l’islamismo estremo. In Asia le violazioni più gravi sono opera principalmente delle dittature comuniste, come in Cina, dove c’è una repressione delle minoranze etniche e religiose da parte del governo (si pensi ai campi di lavoro per i musulmani uiguri nello Xinjiang), e in Corea del Nord, che non riconosce i diritti umani fondamentali. Poi, stanno crescendo i movimenti asiatici di nazionalismo etnico e religioso, come nell’India e nel Nepal a maggioranza indù, nel Pakistan a maggioranza musulmana, in Sri Lanka, Myanmar (il cui regime è accusato di genocidio dei rohingya, prevalentemente musulmani), Thailandia e Bhutan a maggioranza buddista.

I gravi casi di violazione si trovano in quei paesi in cui non vi è piena libertà religiosa e in cui tale diritto non è costituzionalmente garantito. Dopo le illusioni della Primavera araba, i governi di stati come l’Algeria, la Tunisia e la Turchia sono diventati delle pseudo-democrazie, che emanano leggi restrittive per controllare l’ideologia dominante e rafforzare la sorveglianza sui leader religiosi. Qui, essere un non-musulmano comporta oggi un rischio maggiore che nel periodo esaminato dalla precedente edizione di questo rapporto. Le nazioni del Medio Oriente, dell’Asia meridionale e centrale e le ex repubbliche sovietiche hanno approvato norme volte a impedire l’espansione di quelle che considerano religioni straniere, come ad esempio quelle sul reato di apostasia o sul proselitismo. Ma se un culto minoritario non è vietato dalla legge, subentra una proibizione di fatto come conseguenza di forti pressioni sociali.