Per contrastare l’enorme diffusione delle armi da fuoco tra i cittadini, si sta diffondendo la pratica del gun buyback.
Per contrastare l’enorme diffusione delle armi da fuoco tra i cittadini, si sta diffondendo la pratica del gun buyback.
Una scena per noi insolita si può vedere in diverse parrocchie degli Stati Uniti: persone che arrivano e, invece di donare abiti o alimenti per i poveri, consegnano una pistola o un fucile. È il gun buyback, tradotto “riacquisto di armi”, un’idea nata nella parrocchia di St. Joseph Monastery a Baltimora per contrastare gli effetti tragici della cultura delle armi, così radicata nella nazione che molte realtà cattoliche, e più in generale cristiane, hanno deciso di replicare l’iniziativa, come si legge su Mondo e Missione.
Negli USA, infatti, ci sono più armi da fuoco che abitanti, centoventi ogni cento persone (secondo l’organizzazione Small Arms Survey), le sparatorie di massa anche mortali sono state più di quattrocento nell’ultimo anno (Gun Violence Archive) e gli spari possono superare gli incidenti automobilistici come principale causa di morte tra i bambini (Centers for Disease Control and Prevention per il 2020). A Baltimora, tra le più violente città statunitensi, si contano più di trecento morti per mano armata annue, circa come nell’intera Italia (ISTAT).
Il parroco padre Mike Murphy, che accoglie gli avventori accompagnato dalle forze dell’ordine locali, spiega che, «Di fronte a questa vera e propria emergenza, abbiamo deciso che dovevamo togliere fisicamente quante più armi possibile dalla strada». Così, l’arcidiocesi della città del Maryland si è attivata con una rete di realtà a essa legate – una scuola, un ospedale, varie associazioni caritative – per raccogliere fondi e rimborsare con contanti o buoni per la spesa i cittadini venuti a consegnare, senza domande da parte degli agenti, centinaia di pistole, carabine e addirittura fucili semiautomatici.
«Siamo ben consapevoli che i riacquisti non sono una soluzione miracolosa, tuttavia ciò che sappiamo per certo è che riducono il numero di armi da fuoco che potrebbero essere usate in casi di violenza domestica o di suicidio, o finire nelle mani sbagliate: ogni fucile consegnato porta con sé il potenziale di salvare una vita», afferma il sacerdote. Il materiale raccolto viene generalmente indirizzato alla fusione, mentre alcune organizzazioni religiose come Guns to Gardens e RawTools lo usano per realizzare attrezzi agricoli, rendendo concreto una profezia di Isaia: «Essi, con le loro spade, costruiranno vomeri di aratro e, con le loro lance, falci».
Tra i parrocchiani di St. Joseph Monastery ci sono però sensibilità molto diverse. Alcuni richiamano il secondo emendamento della costituzione statunitense, che protegge il diritto dei cittadini di detenere e portare armi. Ma la questione è il buonsenso: ad esempio, vietare la vendita di fucili d’assalto sarebbe già utile, come sostengono le sessanta congregazioni femminili appartenenti a Nuns Against Gun Violence. Comunque, il gun buyback aiuta a «costruire una cultura di pace e promuovere la consapevolezza che ogni vita è sacra».
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