Il Vangelo disegnato con il sorriso

Don Giovanni Berti ha raccolto in un libro le sue vignette satiriche sulla società e la Chiesa di oggi.

«Noi cristiani siamo sempre sorpresi per come gli ebrei, leggendo la Bibbia, siano capaci di humour e sorriso. Il Nuovo Testamento non dice mai che Gesù rise o sorrise, eppure…» (Enzo Bianchi). Eppure, nei Vangeli la gioia e l’ironia non mancano. Se nel libro dell’Esodo (14,11) gli israeliti, inseguiti dal faraone, chiedono con amaro sarcasmo a Mosè: «È forse perché non c’erano sepolcri in Egitto che ci hai portati a morire nel deserto?», in Luca (3,1-2) l’evangelista si fa beffe del potere dicendo che «nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto»: dopo un lungo elenco di regnanti e capi religiosi dai nomi altisonanti, ecco lo scarto graffiante verso il povero eremita.

Tutto questo lo sa bene don Giovanni Berti, che con le sue vignette satiriche, amate e odiate, smaschera le incongruenze e le distorsioni della società e della Chiesa di oggi. Probabile sostenitore delle idee sull’importanza del riso di Guglielmo da Baskerville (il francescano protagonista de Il nome della rosa di Umberto Eco), ha appena pubblicato il libro Nella vignetta del Signore. Il Vangelo disegnato con il sorriso (Àncora editrice), raccolta commentata dei suoi fumetti.

Sacerdote dal 1993 e da quattro anni parroco a Moniga del Garda, nella Diocesi di Verona, comincia ad appassionarsi al disegno satirico già al liceo, prima ancora di sentire la vocazione, e prosegue in seminario. D’altronde, don Bosco amava dire che «il demonio ha paura della gente allegra». Poi, nel 2007 ha iniziato a pubblicare tutte le vignette on line sul sito gioba.it, chiamato così dal suo nome d’arte Gioba. Nell’intervista introduttiva curata da Lorenzo Galliani, don Berti dice: «Dietro c’era una sorta di narcisismo: vedevo che i miei disegni piacevano e questo piaceva a me. Però mi interessava la possibilità di far riflettere attraverso un disegno umoristico», «mi piace l’idea di usare immagini bibliche e rigirarle per riaffermarle».

Infatti, complice la semplicità del tratto e l’immediatezza delle battute, i messaggi su carità, accettazione dell’altro, accoglienza, ma anche su certe storture del clero e della religione, arrivano a migliaia di persone come compendi di omelie. Tutto ciò anche grazie ai social network, importanti strumenti di comunicazione che la Chiesa fa ancora fatica a far propri. Nel libro, don Berti presenta un centinaio di sue creazioni, la maggior parte dedicate a episodi evangelici, brevemente commentate: oltre a farci ridere, offrono ottimi spunti per riflettere sulle nostre scelte morali e sui tempi che stiamo vivendo.

La satira e l’ironia fanno bene, perché ci aprono gli occhi su ciò che tendiamo a non vedere, o a non voler vedere. Dio gli occhi ce li ha sempre aperti e il Salmo 2 (2-4) ci ricorda che, nei confronti di chi non segue il principio cristiano dell’amore, «ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro». Certo, non sempre è facile ridere quando vengono toccati nervi scoperti, ma, come dice il fondatore del Monastero di Bose, «per sorridere occorre una grande padronanza di cuore».

Luca Frildini