Il vero significato del dominio dell’uomo sul Creato

I verbi in Genesi “soggiogare e dominare” hanno un significato originario meno brutale e vanno interpretati assieme a “coltivare e custodire”.

Nella creazione, l’uomo e la donna hanno una posizione di primato. La pagina iniziale della Genesi racconta che l’umanità è creata per ultima quasi ne fosse il vertice ed è definita non “buona/bella” come le altre creature, bensì “molto buona/bella” (1,31). Il testo biblico continua mostrando il legame tra la creatura umana e la materia: «Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita» (Genesi 2,7). Così dicendo, sottolinea la fraternità tra l’umanità e la terra, anche nel nome assegnato all’uomo: l’ebraico ha-’adam rimanda proprio alla “terra”, ’adamah, letteralmente “dal colore ocra, rossastro” come l’argilla.

In questa riflessione del cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicata su Famiglia Cristiana, si legge poi che questa pura materialità assume una qualità specifica, superiore: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (1,27). L’immagine vivente del Signore è l’uomo e la donna (non solo il maschio, quindi). Ma, in questo essere immagine e somiglianza, c’è un’ulteriore dimensione: «L’uomo domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. […] Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (1,26.28).

La creatura umana riceve, dunque, una sorta di sovranità delegata sul Creato. Ma i verbi “soggiogare” e “dominare” non sono così brutali nel loro significato originario: il primo, kabash, rimanda all’insediamento in un territorio che deve essere esplorato e conquistato; il secondo, radah, è il verbo del pastore che guida il gregge. Infatti nel libro della Genesi, continua il cardinale Ravasi, c’è un’ulteriore definizione del rapporto tra umano e Creato: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (2,15).

I due verbi ebraici per “coltivare” e “custodire”, ‘abad e shamar, indicano che l’homo faber, l’uomo lavoratore, trasforma e tutela la natura in un rapporto di alleanza. Essi hanno anche il significato di “servire” e “osservare”, gli stessi termini usati per indicare l’impegno nei confronti dell’alleanza con Dio: l’umanità deve garantire il servizio del culto e della preghiera e aderire alla legge divina osservandola nella vita quotidiana. Nel patto con Dio, quindi, il lavoro, il rispetto e lo sviluppo del Creato fanno parte della stessa religione e dell’etica cristiana.