I viaggi medievali tra commerci e pellegrinaggi

Tra donazioni alle chiese grazie ai profitti e il giro di affari nei luoghi sacri, mercante e pellegrino non erano del tutto divergenti.

Durante il medioevo, verso Saint Denis, in Francia, si dirigevano non solo pellegrini, ma anche mercanti da tutta Europa. Infatti, nel settimo secolo il re dei franchi Dagoberto aveva fondato assieme all’abbazia una grande fiera, che costituiva un’importante fonte di entrate per i religiosi. Essi, infatti, godevano della concessione regia di tutte le gabelle e le entrate che in quel periodo di compravendite si raccoglievano.

Nelle epoche successive, queste fiere si svolgevano spesso nel giorno della ricorrenza del santo a cui era intitolato il monastero vicino al centro commerciale, oppure in quello della commemorazione liturgica della sua fondazione. A partire dall’XI e dal XII secolo, per favorire gli scambi di merci in tutti gli stati europei vennero creati nelle città mercati periodici o stagionali, che solitamente si tenevano durante la festa del santo patrono locale (il termine “fiera, infatti, deriva da feria, “festa”). In questo modo, i centri religiosi e le chiese godettero della presenza dei mercanti.

Come spiega Avvenire sulla base degli studi di Norbert Ohler, le figure tipiche del viaggiatore medievale, il mercante e il pellegrino, non erano quindi del tutto divergenti, come invece si sarebbe portati a immaginare. Il primo spesso finanziava, con i proventi dei commerci realizzati durante i suoi viaggi, la costruzione di chiese e la realizzazione di grandiosi affreschi e vetrate istoriate, anche a sconto dei suoi peccati. Il secondo non era raro che, durante un pellegrinaggio, si mettesse a trafficare in reliquie o ad avere un tornaconto nel giro di affari che si generava nei luoghi sacri e lungo le vie devozionali.

Comunque, nel Medioevo il pellegrino era il viaggiatore per eccellenza. L’homo viator era il simbolo della ricerca spirituale cristiana che si realizzava in termini concreti. Lo spostamento da un luogo all’altro significava un mutamento di stato e di qualità, un passaggio dal consueto mondo terreno e quotidiano a una dimensione sacra. Per questo, chi viaggiava era un pellegrino, e lo era dunque anche il mercante. Questa esperienza divenne un fatto centrale nella vita della Chiesa, che provvide a inserirsi, disciplinandolo, nel vasto movimento che animava le strade dell’XI secolo.