Dieci anni fa è stato chiuso un lebbrosario per costruire un resort e gli ex pazienti dispersi vivono in condizioni di povertà.
Dieci anni fa è stato chiuso un lebbrosario per costruire un resort e gli ex pazienti dispersi vivono in condizioni di povertà.
Fino a dieci anni fa, la città costiera di Da Nang, in Vietnam, ospitava il lebbrosario di Hoa Van (fondato nel 1968 da due missionari evangelici americani membri della Christian and Missionary Alliance), dove vivevano più di trecentosessanta malati con i loro parenti. L’incantevole paesaggio in cui era immerso, tra le montagne e il mare, aveva però convinto le autorità locali a sceglierlo come luogo dove costruire un nuovo villaggio turistico da centotrenta milioni di dollari. Così, gli abitanti del centro sono stati costretti ad abbandonarlo. Molti di questi lebbrosi e delle loro famiglie furono trasferiti in abitazioni messe a disposizioni dal governo cittadino nel distretto di Lien Chieu, mentre alcuni sono stati portati in un ospedale e altri sono tornati nelle loro province di origine.
Però, secondo la ricostruzione di Mondo e Missione, i problemi non tardarono a venire fuori, perché la difficoltà a trovare lavoro ha portato tanti di essi a vendere le case e trasferirsi in altri luoghi. Il settantaseienne Dang Van Loc, che ha le dita delle mani e dei piedi deformati dalla lebbra, vive oggi da solo in un’abitazione precaria di una remota città, dove coltiva la terra per vivere. Ma l’anno scorso le inondazioni gli hanno fatto perdere quattrocento chilogrammi di riso e ora si ritrova a corto di cibo.
A prendersi cura di queste persone, generalmente analfabete e senza telefoni cellulari, è rimasta solo una congregazione di suore vietnamite, le Figlie di Nostra Signora della Visitazione del convento di Da Nang. Esse hanno l’obiettivo di riprendere il contatto con i pazienti del vecchio lebbrosario e, in caso di necessità, trovare il modo di sostenerli sia fisicamente che mentalmente. A Loc, felice di ricevere la visita di quattro sorelle, recentemente è stato portato del tè e dei dolci, assieme a un cappello tradizionale e del denaro.
Già dal 1980 le suore erano entrate in contatto con il lazzaretto, che cinque anni prima, con la fine della guerra, era rimasto completamente isolato. Gli abitanti, tra cui un centinaio di cattolici, vivevano abbandonati e in povertà, dediti alla coltivazione, alla pesca e alla raccolta di frutta nella foresta. Le religiose, fingendo di essere semplici visitatori, distribuivano la comunione e portavano regolarmente vestiti, cibo e medicine. Oggi, grazie all’aiuto dell’organizzazione non profit statunitense Friends of Lepers in Vietnam, esse operano con cento lebbrosi e le loro famiglie, offrendo ai figli anche borse di studio. Comunque, il progetto per il resort che ha cambiato le vite di tante persone non è ancora stato realizzato.
Associazione Rete Sicomoro | direttore Enrico Albertini
Via Fusara 8, 37139 Verona | P.IVA e C.F. 03856790237
Telefono 351 7417656 | E-mail info@retesicomoro.it
Privacy policy | © 2024 Rete Sicomoro