La visione occidentale della cura non è sempre efficace

Un sacerdote psicologo ha raccontato due sue esperienze che indicano la necessità dell’incontro tra scienza e credenze locali.

L’essere umano racchiude in sé una sinfonia di valori, miti, visioni sulla natura umana che influiscono anche sulla percezione della sanità o malattia mentale, influenzato dalle generazioni passate e interpretato nel presente in relazione alle persone che condividono tale identità. Per questo, la psicologia scientifica occidentale può guarire la mente nel resto del mondo, ma potrebbe non riuscire a guarire l’insieme della mente e del cuore che formano un’unità nell’individuo perché non tiene conto della simbologia. Su Missioni Consolata, padre Renzo Marcolongo, psicologo, ha raccontato due sue esperienze di questo tipo.

Una volta, una madre di San Vicente del Caguán, in Colombia, lo chiamò chiedendo un appuntamento per sua figlia quindicenne. Gli disse che lei non mangiava, non dormiva, si isolava e non voleva parlare a causa di una vicina che le aveva mandato una maledizione, perché invidiosa del fatto che la ragazza aveva avuto una bella bambina. Parlando da solo con la figlia, il terapeuta capì che in realtà stava soffrendo di depressione post-partum e per l’abbandono del padre. Poi, spiegò in modo semplice la diagnosi alla madre, che, con sua sorpresa, disse: «Tu padrecito non capisci niente e troverò un’altra soluzione». Così, le donne si affidarono a dei curanderos tradizionali, che proposero loro come soluzione al malocchio un bicchiere d’acqua benedetta da un sacerdote da porre sotto il letto della malata per tre notti, chiedendo un contributo “volontario” di 150.000 pesos (pari a 35 euro) per ogni bicchiere. Probabilmente, la giovane madre sarà migliorata, perché la depressione post-partum non tende a durare a lungo se non ci sono complicazioni.

Padre Marcolongo si è allora chiesto se la sola diagnosi secondo la psicologia scientifica fosse sufficiente a curare una persona con credenze e convinzioni che influiscono sul proprio benessere e che fanno vivere esperienze emotive diverse da quelle del mondo occidentale. In questo caso, la sua soluzione non ha tenuto conto della visione delle due donne. Per questo, dice, serve un interprete per favorire l’incontro tra due culture e non rischiare che una valutazione medica risulti, nella pratica, parziale.

Così, quando allo psicologo è capitato il caso di un’altra donna, il suo approccio è cambiato. Lei si sentiva agitata da uno spirito che non la faceva vivere bene, inviato da una persona che la odiava senza che ne sapesse la ragione. Durante gli incontri, lei entrava in trance cambiando tono di voce e personalità e raccontava episodi dolorosi della sua vita non accettati consciamente. La diagnosi era depressione. Ma, una volta, lo spirito chiese al sacerdote di recarsi in un campo per rimuovere una ciotola di cocco maledetta sepolta dal presunto nemico ed esorcizzare il terreno. Padre Marcolongo andò, ma, col figlio di lei che lo guidava in trance, l’oggetto non fu trovato. Decise allora di dirle che l’oggetto si era ormai consumato dopo tanti anni sotto terra, sciogliendo la maledizione, e fece l’esorcismo. La donna si sentì guarita e libera.