I lasalliani della periferia napoletana ci raccontano quindici anni di presenza tra iniziative educative e incontri provvidenziali.
I lasalliani della periferia napoletana ci raccontano quindici anni di presenza tra iniziative educative e incontri provvidenziali.
In periferia ci siamo arrivati per essere fedeli a un sogno, il sogno di «Dio, Padre buono che desidera che tutti giungano alla salvezza» (san Giovanni Battista de La Salle), ovvero che scoprano di essere amati e di essere chiamati ad amare e a servire gli altri. Siamo Fratelli delle Scuole Cristiane, o lasalliani, e nel 2006 siamo giunti a Scampia, nella zona settentrionale di Napoli, inviati dal vescovo Michele Giordano perché pensava che potessimo essere utili in un quartiere tra i più giovani d’Italia, con un alto tasso di dispersione scolastica e una grande vulnerabilità sociale.
Arrivando nel quartiere, a noi sconosciuto e con una nomea “maledetta”, abbiamo sentito la Parola del Signore che ci ordinava: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». La periferia ha svelato il suo volto nascosto e ha rimesso in discussione non solo il nostro modo di essere uomini, ma la nostra stessa fede. Ci ha spogliato dei nostri discorsi disincarnati e delle teorie sociali o pedagogiche che ci avevano nutrito. La gente ci ha messi difronte al dolore e all’angoscia, alla capacità di donare e di condividere, alla nudità della croce e alla forza della vita. Leggere e meditare il Vangelo a Scampia non è come farlo altrove nella comodità o “al sicuro”: la Scrittura ha trovato un’aderenza nuova alla vita e risuona con maggior chiarezza e profezia. La nostra preghiera è diventata più silenziosa, più ascolto e attesa che parole, e il nostro “scalzarci” ci ha fatto essere più consci che «l’unica via d’uscita è essere come il buon samaritano» (Fratelli Tutti 67).
Ma i nostri cuori sono stati feriti: la mancanza di speranza, acuita ancor più dalla pandemia, attanaglia il cuore di molti giovani che per ignavia, per una disillusione generazionale o tradizionale sembrano aver perso lo sguardo verso il futuro. Una delle caratteristiche è la poca fiducia che numerose famiglie hanno verso l’educazione, di cui non conoscono né immaginano il potere liberatorio e trasformante. Tanti non mandano i figli a scuola perché la ritengono inutile, vittime loro stessi di una mancata esperienza educativa nella loro infanzia e giovinezza. A Scampia, la problematicità della vita e la sua precarietà, come la presenza della camorra, hanno rubato alle persone anche la tenerezza, quel sentimento gratuito che riversa cura, dolcezza, attenzione, amore.
Abbiamo deciso di vivere in una casa popolare, per stare in mezzo alla gente. Nel primo viaggio in ascensore verso la nostra futura possibile dimora, una mamma del palazzo, totalmente ignara, ci disse: «Che bello sapere che ci sono dei fratelli che desiderano vivere con noi!». Questa benedizione è stata per noi segno che il Signore ci stava accogliendo per essere, semplicemente, fratelli. Alla nostra vocazione alla fraternità si unisce la chiamata al ministero educativo, per cui, dopo aver camminato per il quartiere e ascoltato molte realtà ecclesiali, istituzionali e del terzo settore, abbiamo ristrutturato un bene comunale abbandonato, inaugurandolo come CasArcobaleno, luogo di affetti e relazioni segno dell’alleanza (come l’arcobaleno) con Dio e tra gli uomini.
In questo spazio abbiamo iniziato la nostra avventura educativa, con la ferma decisione che dovessimo essere lievito. Per questo abbiamo fondato Occhi Aperti, una cooperativa sociale ora con quattordici soci, e Arrevutammoce, un’associazione di volontariato. Ci è stato chiesto di prenderci cura dei giovani che non riuscivano a finire l’allora scuola dell’obbligo e dalla nostra risposta è nata Io Valgo, scuola della seconda opportunità che si rivolge ai ragazzi e alle ragazze che per svariati motivi hanno abbandonato l’istruzione secondaria di primo grado senza affrontare l’esame di licenza. Insegnanti, educatori, psicologi, terapisti occupazionali accompagnano, come un’unica equipe, un gruppo di giovani affinché decidano di essere protagonisti della propria vita senza lasciare che le ombre del passato (familiari, sociali, istituzionali) precludano loro un futuro.
Questi giovani non sono solo italiani, ma anche rom. Quando suor Fidelma ci ha detto che delle donne di questa etnia desideravano imparare a leggere e a scrivere, abbiamo trasformato un camper in un’aula affinché potessero ricevere la giusta alfabetizzazione. L’incontro con il mondo rom è stato un’altra Terra santa che si è aperta davanti a noi. Non solo a Scampia, ma anche a Giugliano in Campania, in situazioni contro i diritti dei bambini e quelli inviolabili delle persone umane. Al di là dei luoghi comuni su di loro, che hanno una parte di verità, la comunità ci accolti, ci ha permesso di entrare nel loro campo e nelle loro baracche, ci ha offerto la possibilità di giocare con i loro bambini.
Abbiamo visto nelle ragazze la difficoltà di essere libere di intraprendere un proprio percorso di vita e non essere culturalmente costrette a diventare solo mogli e madri. È nato così Lavoro in Rosa, un percorso formativo di empowerment e di tirocinio lavorativo. Ma ricordo anche il giorno di uno sgombero, quando il Comune di Giugliano spinse circa cinquecento persone, in maggioranza bambini, a lasciare il terribile appezzamento di terreno in cui erano stati messi dall’amministrazione locale stessa. Come senza rabbia, uscivano portando i loro averi in macchine scassate e mi rassicuravano dicendo: «il Signore ci assisterà».
Quasi da subito, diverse persone hanno bussato alla porta per condividere il nostro cammino a Scampia, lasalliani e non che desideravano immergersi con noi nelle pieghe della Storia grazie all’incontro con la gente per mettersi al loro servizio. Dopo un incontro provvidenziale avvenuto a Milano con Antonella Prota Giurleo, abbiamo inventato il Simposio Internazionale d’Arte Sociale, dove artiste e artisti vengono nel nostro quartiere per fare arte lasciandosi ispirare dal luogo e dalle persone, che servono con numerosi laboratori. Poi, alcuni laici di Roma che hanno scelto di associarsi alla missione educativa lasalliana (Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode) hanno chiesto di venire a trascorrere qualche giorno con noi e, durante il loro discernimento, hanno pensato di coinvolgere anche i loro allievi: ne è nato un progetto che, due volte l’anno, permette a professori e alunni di trascorrere quasi una settimana con noi per servire insieme e incontrare i nostri ragazzi.
Specialmente d’estate, grazie a gruppi parrocchiali e scout, scuole lasalliane di tutto il mondo (Stati Uniti, Malta, Francia, Spagna…), associazioni e singoli, centinaia di giovani vengono a vivere l’esperienza Pane, Parola e Storia per sperimentare, disseminati nel quartiere o all’interno di spazi educativi, l’incontro, la solidarietà, la fraternità, il servizio e la contemplazione. La comunità sta provando a rispondere a questa chiamata cercando di darsi un progetto apostolico, per offrire, oltre a un’esperienza di solidarietà (per esempio con il servizio civile), anche una vita caratterizzata da una dimensione fraterna della spiritualità e da un accompagnamento personale e vocazionale per far sperimentare a ciascun giovane in ricerca l’«io sono una missione» (Evangelii Gaudium 273) che orienta la vita «perché essa raggiunge la sua pienezza quando si trasforma in offerta» (Christus Vivit 254). E Scampia aiuta anche noi a raggiungere questa pienezza nella nostra consacrazione religiosa.
Fr Enrico Muller fsc
Se vuoi sapere di più sulle iniziative dei lasalliani di Scampia o metterti in contatto con loro, vai su www.occhiaperti.org o scrivi a lasallescampia@gmail.com.
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