Nel sud del Paese anche i villaggi a maggioranza cristiana vengono bombardati dall’esercito israeliano.
Nel sud del Paese anche i villaggi a maggioranza cristiana vengono bombardati dall’esercito israeliano.
La guerra tra Israele ed Hezbollah nel sud del Libano, che con il numero si sfollati che cresce di giorno in giorno è diventata un’emergenza umanitaria, sta colpendo anche i cristiani. L’esercito israeliano mira a eliminare i vertici e i capi del Partito di Dio, ma i loro bombardamenti aerei non risparmiano gli edifici in cui ci sono tanti semplici cittadini. Nel villaggio di Aïn el-Delb, in un’area a maggioranza cristiana nei pressi di Sidone, le vittime sono più di cinquanta; in quello cristiano di Deir Mimas, a pochi chilometri dal confine, la gente ha abbandonato le case dopo un ordine di evacuazione; a Kfour, vicino a Nabatieh, è stata pesantemente danneggiata la chiesa (AsiaNews).
Il vescovo maronita di Batroun, mons. Mounir Khairallah, ha dichiarato che «Continuiamo a vivere momenti di grande tensione, confusione e paura a causa degli attacchi dell’esercito con la stella di David. La situazione è intollerabile. […] Non sono solo i sostenitori di Hezbollah a fuggire, ma intere famiglie di civili cercano scampo dai bombardamenti. Israele colpisce le aree residenziali senza pietà, anche se non possiamo accettare che questo diventi una giustificazione per distruggere intere comunità» (Famiglia Cristiana).
Il vicario apostolico di Beirut per i cattolici di rito latino, mons. César Essayan, ha detto: «Siamo tutti scombussolati. Viviamo in questo terrore. Nessuno dorme. Nessuno sta bene. Nessuno si sente tranquillo. […] Oggi siamo agli sgoccioli, tutti quanti. Dopo cinquant’anni di guerra, non vediamo uno spiraglio di luce. C’è una crisi economica che ha messo a terra il paese». Aiuti dall’estero ne stanno arrivando, ma «Non è questo quello di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno che Israele si fermi e si trovi un accordo per un cessate il fuoco che possa dare a tutti noi la possibilità di riprenderci e tirare il fiato. Occorre poi trovare case per gli sfollati. L’inverno sta per arrivare» (Agenzia SIR).
Il parroco di Tiro fra Toufiq Bou Merhi, francescano della Custodia di Terra Santa e superiore del convento cittadino, qualche giorno fa ha raccontato: «Tutti gli sfollati che avevamo ospitato dopo l’attacco di sabato sono andati via per la paura. Tutto il quartiere intorno al convento di Tiro era rimasto vuoto. Non c’era più nessuno da poter aiutare». Si è così spostato a Beirut, visto che «Dal confine sud sono in tantissimi a fuggire per trovare riparo qui nella capitale e in città vicine, considerate più sicure. Purtroppo, anche le auto civili sono state prese di mira e solo quando i nostri parrocchiani sono arrivati tutti sani e salvi abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo» (Agenzia SIR).
Il patriarca maronita, il cardinale Beshara Raï, ha affermato che «La comunità internazionale è chiamata ad agire per interrompere il circolo vizioso di guerra, morte e distruzione, preparando il terreno per una pace giusta che garantisca i diritti di tutti i popoli e le componenti della regione» e tutti i libanesi sono chiamati a sostenere «la casa libanese con lo spirito del Patto nazionale, in uno Stato di diritto e istituzioni» (AsiaNews).
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